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Grande occhio

Francesco Chiacchio

Il Manifesto di Mario

Giorni fa, inseguendo un ricordo, ho attraversato per lungo  il quartiere di Sant'Ambrogio. Ho raggiunto l'edicola che si affaccia davanti alla chiesa, dove ricordo a volte di aver accompagnato Mario a comprare “il manifesto”.
Così ho fatto io, e col giornale sotto il braccio ho raggiunto il bar all'incrocio tra Borgo degli Albizi e Via delle Seggiole, dove ai tavolini fuori vedevo spesso Mario seduto a conversare con gli uccellini.
Mi sono accomodato vicino al suo posto abituale, ho ordinato un caffè e mentre aprivo “il manifesto” ho sentito la sua voce che mi ripeteva: "leggi le pagine culturali, sono le migliori", esattamente come faceva ogni volta che lo incontravo, per poi parlarmi di un libro che aveva scoperto, di un film, e così fino alla fine della chiacchierata, che fosse nel suo studio, al termine di una lezione, o durante un incontro casuale per la via.
Mario è stato tra le prime persone a cui ho fatto vedere i miei disegni, avrò avuto 14 anni, ed è stato il primo a dirmi sinceramente che non funzionavano per niente. Allora mi parlava, mi spiegava in una nuvola di fumo cosa non funzionava di quei disegni, mi prestava dei libri, delle riviste con illustrazioni bellissime pescate tra le onde di carta del suo studio tra Borgo Albizi e Via dei Pandolfini. Io tornavo a casa e mi veniva la febbre di disegnare.
Mario mi ha insegnato a guardarmi intorno senza lasciarmi sedurre dalle mode, a cercare la mia voce tra le tante che affollano questo pianeta. 
Cerco tuttora di avventurarmi curioso nell'arte, riempiendo via via sempre di più il mio bagaglio, per poi in studio vuotarlo, e provare a trovare in quel tesoro qualcosa di personale.
"Per riempire bisogna vuotare", ha scritto Mario dentro un suo taccuino. è proprio così, per me questo aforisma suona come un manifesto… Il manifesto di Mario!
Quando sono rientrato a casa, ho aperto il giornale sul tavolo, e ci ho dipinto sopra il suo ritratto. Poi, dentro una nuvola di fumo, ho scritto grandi le sue parole sagge, per non dimenticarle.

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