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Stefania Ballerini

Amica di Mario Lovergine

Mario Lovergine non è stato unicamente un artista, un grafico e un professore ma, in primis, un uomo che viveva e aveva fame di vita. Stefania Ballerini ci riporta la sua testimonianza da una prospettiva più libera e conviviale, infatti, lei stessa racconta: “non l’ho conosciuto professionalmente né come insegnante, ero semplicemente un’amica con la quale ci incontravamo più o meno periodicamente per scambiarci delle sciocchezze, delle bischerate. Per passare il tempo libero ecco”. 
Stefania, in una gradevole telefonata, ripercorre il suo rapporto di amicizia con Mario e aggiunge ulteriori parti al puzzle della sua personalità! 

Come ha conosciuto Mario Lovergine? 

Ci siamo conosciuti subito dopo Woodstock. Lui rimase negli Stati Uniti per diversi mesi, quando tornò con una ragazza americana, venne a Firenze. Da lì lui conobbe delle persone le quali conoscevano anche dei miei amici e parenti, di conseguenza ci siamo incontrati. 
Ci siamo frequentati sempre in ambiente ludico, cioè intorno a una tavola a mangiare o discutere. C’è stata un’occasione, ora non ricordo esattamente se andammo al cinema oppure se eravamo in casa di amici, si torna indietro di tanti anni, comunque sì, tramite amici comuni. 

Quando ci siamo conosciuti, nell’autunno del 69, per un certo periodo eravamo sempre un gruppo di quattro o cinque persone e andavamo a quello che era il “Cinema degli Azzurri”, nella zona di Piazza Puccini. Me lo ricordo nel suo mantello, il suo tabarro blu scuro, con questi capelli ricci, folti e lunghissimi, all’epoca si faceva parecchio notare. Non era controtendenza ma direi più che altro che fosse in anticipo, notevolmente in anticipo.

Quando pensa a Mario qual è la prima cosa che le viene in mente? 

Dunque, ci sono varie cose che mi vengono in mente, la prima, gli occhi. Gli occhi che cambiavano: delle volte erano pungenti, ironici, birichini o magnetici, dipendeva dalle varie situazioni. Poi le mani, queste dita a salsicciotto, morbide. Sono queste le due cose che mi tornano in mente di lui.

Com’era Firenze negli anni che ha conosciuto Mario? Cosa si viveva? 

Firenze è sempre stata una città abbastanza chiusa e certe cose le vivevi all’interno, per lo meno io, le vivevo all’interno di gruppi. Non era una città molto disposta e disponibile per certe aperture, ha sempre avuto una mentalità piuttosto circoscritta insomma. 

Nonostante tutto però Mario, da non fiorentino, si era integrato abbastanza bene

Sìsì, era riuscito a integrarsi e si era fatto apprezzare per la sua arte. In più era entrato in contatto con quella che era, in Via Alamanni, la sede provinciale dell’allora Partito Comunista e fu proprio in quel periodo lì che fece molti cartelloni, molte pubblicità, secondo le manifestazioni che ci potevano essere. Per tanti anni ha fatto il cartellone per la Festa dell’Unità, poi successivamente, tramite le persone che conobbe - presumo all’interno del PCI di Firenze - entrò a far parte del gruppo dell’Atelier, ma questo successivamente.
Quindi sì, riuscì a integrarsi nonostante tutto. Di questo non mi sono mai interessata più di tanto ma penso che persone come lui, con la sua specializzazione, non ce ne fossero molte a Firenze, soprattutto con il suo estro, quindi sicuramente in questa maniera riuscì ad inserirsi. 

Era un carattere piuttosto forte e, da quello che mi è stato raccontato, a volte dava molto da dire

Toglierei il piuttosto, era un carattere forte. 
Certamente, è il gioco della vita diciamo. Se sei una persona con un carattere forte, pronto ad affermarlo e non disposto a scendere a compromessi, non puoi non avere critiche o persone che non ti contrastano. Se non vuoi questo, devi adeguarti alle situazioni, e Mario non era certamente una persona con cui poter scendere a compromessi. 
Quindi è chiaro, le persone che hanno un carattere non possono fare altro che avere anche diversi “nemici”. Perché se non ti adegui a quello che è il comune sentire, il comune modo, se non ti adegui agli altri, per forza hai dei nemici. E lui, tra le altre cose, è sempre stata una persona che ha vissuto la sua vita seguendo se stesso e non seguendo gli altri, ha sempre fatto ciò che voleva.

Come descriverebbe Mario con quattro parole?

Poliedrico di sicuro, istrionico di sicuro, magnetico e, sotto un certo punto di vista, anche geniale. È stata una persona di un notevole spessore. 

L’ultima domanda, cosa direbbe a Mario se fosse qui adesso?

Perché non ci siamo più visti?

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