PER FRUIRE DELLA MOSTRA VIRTUALE
VISUALIZZA "MARIO CHI?" DA DESKTOP IN FULL SCREEN.
Scorri in basso per navigare
Mario Lovergine, artista, grafico e maestro, dallo spiccato umorismo e un’esuberanza fuori dal comune, è stato uno dei protagonisti del panorama creativo e progettuale italiano alla fine degli anni Sessanta.
Nasce a Bari nel 1942 dove inizia la sua formazione per poi spostarsi a Firenze per frequentare lo storico Istituto d’Arte di Porta Romana. Una volta diplomato prende parte ai corsi di scenografia dell’Accademia delle Belle Arti ed inizia a fare esperienze lavorative come ceramista, illustratore e disegnatore di architettura. Il clima di rivoluzione e fermento degli anni Sessanta portò a grandi cambiamenti all’interno della società, trovando terreno fertile nella personalità irrequieta di Mario Lovergine, che getta le basi per gli sviluppi futuri del suo impegno politico e sociale, sia a livello professionale che personale, della sua professione e del suo orientamento politico. La curiosità e l’intraprendenza di Mario lo portarono a prendere parte al festival di Woodstock nell’agosto del 1969 dove entra in contatto con la cultura hippie e il suo inedito e rivoluzionario modello di vita.
Biografia tratta dal libro “Mario Lovergine. L’ambiguità dell’essere. Arte, professione e vita” a cura di Siliano Simoncini
L’esperienza in America, durata fino al 1972, diviene fondamentale per la formazione di Lovergine come professionista innovativo. Tornato in Italia si stabilisce a Firenze e, terminata la formazione scolastica, si concentra nell’attività lavorativa.
Personalità esuberante, con una forte vocazione a voler primeggiare, ben presto riesce a crearsi un suo ruolo significativo nella comunità culturale e politica cittadina. L’inizio di una vera e propria carriera professionale di successo risale al 1970, da quell’anno l'ascesa è folgorante sono intense le collaborazioni con le amministrazioni locali e regionali, con le organizzazioni di attività culturali e grandi aziende di design. Un’attività intensa e militante che si modella però sulle sue scelte ideologiche e di principio per cui preferisce optare solo per incarichi di cui condivide il fine: culturale, sociale, etico e pedagogico. Quest’ultimo aspetto diviene evidente quando, nel 1975, a Lovergine è affidato l’insegnamento di Composizione Grafica all’ISIA di Firenze. La sua continua voglia di innovazione e fame di novità, nel 1984 con l’uscita del primo Macintosh, lo attraggono come una calamita al mondo del digitale, con il quale inizia una nuova fase di sperimentazione.
Seppur Lovergine incarnasse perfettamente la figura dell’artista, creativa, fuori dagli schemi e in qualche misura piena di turbamenti, l’ha sempre ricoperta in modo atipico. La sua volontà di non conformarsi agli schemi e il suo carattere complesso, lo hanno allontanato dal sistema dell’arte.
Il personale linguaggio stilistico ed espressivo di Mario Lovergine si consolida negli anni in maniera definita come risposta autentica e riconoscibile del suo concepire e fare arte.
I primi approcci di Lovergine all’arte sono tipici di chi, da neofita, si appresta ad inserirsi in questo mondo. Sperimentazione e ricerca, ma anche numerose contraddizioni e la continua trasformazione in nuove forme e contenuti, si alternano nel processo di formazione.
Nei disegni scolastici si delineano già le peculiarità del suo stile e, sebbene l’utilizzo di elementi espressivi della tradizione, cerca di individuare e definire il proprio linguaggio. Ne sono un chiaro esempio l’ironia e la comicità delle figure grottesche e caricaturali, che ricorreranno spesso in molti lavori.
L’esperienza creativa personale e professionale di Mario Lovergine viaggiano all’unisono fino a quando il sostegno della committenza si esaurisce, anche a causa del suo forte carattere. Di conseguenza, l’impegno all’ISIA di Firenze e l’espressione artistica divengono il rimedio, la “cura”, per allontanare le delusioni e le difficoltà. L’intensa attività di ricerca nell’ambito artistico lo porta progressivamente ad arricchire la qualità dei suoi risultati, dando vita a mondi immaginari e numerose serie di opere di straordinaria unicità, che sfruttano molteplici tecniche e l’ampio ventaglio di capacità proprie di Mario Lovergine.
Immagini di “Vermalia”, tema ricorrente all’interno dei lavori di Lovergine che ha, come si può intuire dal nome, come soggetto l’animale invertebrato.
I lavori creativi più rilevanti si possono ritrovare nei taccuini e nei libri d’artista. I primi rappresentano dei diari, uno strumento di catarsi dove Mario Lovergine riporta idee, progetti, sfoghi e pensieri. La magnifica capacità illustrativa e l’efficacia del segno sono capaci di attirare l’attenzione, con immagini che divengono vere e proprie metafore del vissuto esistenziale.
Nei libri d’artista invece si può vedere la minuzia e l’abilità manuale di Lovergine nella realizzazione di questi libri/oggetto, che onorano il suo interesse per l’Oriente, il Giappone e la filosofia Zen.
Libro d’artista realizzato con l’utilizzo del quotidiano
“Il Manifesto”
Umorismo e riflessione convivono all’interno di queste opere, in grado di restituire un immaginario che diverte ma, al tempo stesso, cela il presupposto etico, camuffato ma non secondario.
Un altro impegno artistico cospicuo riguarda i dipinti di piccolo formato, miniquadri, realizzati a tempera acrilica. Una sequenza di episodi rappresentati in figure, in cui il soggetto è desunto dai taccuini. Certo non mancano sarcasmo ed ironia, propri dello stile espressivo di Mario Lovergine, che talvolta restituiscono una visione tragicomica della realtà.
Con Mario Lovergine esplode una grafica irriverente, colorata, caratterizzata da disegni e illustrazioni e, successivamente, da un sapiente uso del computer.
All’inizio degli anni Settanta, quando Mario Lovergine si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro, il cinema subisce dei notevoli cambiamenti e contribuisce tangibilmente all’evoluzione delle arti modificando a vari livelli l’interpretazione del reale. Diventa uno dei suoi terreni privilegiati quando entra a far parte della Cooperativa Atelier-Spazio Uno e la collaborazione porta alla produzione di un gran numero di manifesti.
Negli stessi anni anche il teatro subiva radicali cambiamenti e, l’avvicinamento alla masse maturava, l’esigenza di costruire esperienze innovative, impegnate a svecchiare “l’obsoleto teatro borghese”, al quale Mario Lovergine aderisce a pieno.
Manifesti di rassegne cinematografiche o incontri
Tra gli anni Settanta e Ottanta Mario Lovergine è in contatto con il Partito Comunista a Firenze e le amministrazioni locali e regionali che organizzano attività culturali e sociali. Da militante del PCI, si impegna nel promuovere l’attività del partito, con un sistema di comunicazione innovativo, in sintonia con la necessità di cambiamento propagandistico tipica di quel periodo. Su committenza delle amministrazioni invece, si impegna per qualificare la promozione delle attività a carattere formativo, ad esempio la campagna "Occhio Ragazzi!" ai tempi del “Mostro di Firenze".
Manifesto del Festival Nazionale de l’Unità di Firenze del 1975
Manifesti di interesse sociale e cittadino nella città di Firenze
La difficoltà di Mario Lovergine di scendere a compromessi e di adottare delle strategie di collaborazione con i propri clienti, chiarisce le ragioni su come mai non abbia saputo trarre maggior profitto - economico e di immagine - da una carriera di successo come lui ha vissuto.
Non sempre è facile infatti conciliare la propria autonomia e libertà di pensiero con un obiettivo imposto da dover raggiungere. Proprio per questo Mario Lovergine seleziona a monte i propri committenti, per lavori che possano interessarlo e coinvolgerlo come parte “attiva” all’interno del progetto.
Immagine di copertina del catalogo della mostra “Mario Lovergine PROPART”, presso la Galleria Menghelli.
Professore appassionante e appassionato, Mario Lovergine ha guidato i suoi studenti nella formazione di progettisti competenti ma, soprattutto, autonomi e consapevoli della fondamentale funzione etica della progettazione e del Graphic Design.
Mario Lovergine entra in ISIA come docente nel 1975 e in quel decennio l’istituto, a seguito degli eventi del ’68, rivide i suoi obiettivi rispetto alla nuova offerta formativa che necessitava di adeguarsi al cambiamento. Lovergine si immerge completamente nell’insegnamento e gli scopi che porta avanti nella professione di grafico, nella didattica, nell’arte e nella sua sfera personale vengono a coincidere in questo periodo. Con l’avvento dei primi personal computer la didattica di Lovergine si affina in base ai requisiti richiesti dal settore della composizione grafica, nel periodo cosiddetto “Cyber”. La potenza dello strumento permette di fornire un supporto che agevola la progettazione, con risultati di notevole efficacia e alta qualità.
Mario Lovergine diviene un importante punto di riferimento per i suoi studenti, sebbene non siano mancati i conflitti interni alle classi causati dalla sua particolare individualità e dal chiaro intento di guidarli ad una consapevolezza progettuale.
Nella sua didattica Lovergine si impegna ad affrontare tematiche contingenti, di rilevanza nel panorama culturale, sollecitando i propri studenti all’interesse verso tematiche inerenti all’ecodesign e al social design. L’adesione da parte delle proprie classi è tale da coinvolgere Lovergine in numerosi progetti di tesi e, la natura interdisciplinare degli argomenti, include la collaborazione di docenti impegnati in diversi aspetti della progettazione (semiotica, sociologia, economia, ricerca visiva).
È chiaro come Lovergine sia stato una guida per le generazioni al quale ha insegnato e, nonostante i limiti e i difetti propri della condizione umana, ha arricchito e influenzato positivamente un gran numero di studenti che tuttora provano un grandissimo affetto nei suoi confronti.
Mario Lovergine ci lascia nel dicembre del 2019, ma i suoi insegnamenti e le sue opere continuano a vivere, adesso più che mai.